Berillio

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Berillio
   

4
Be
 
               
               
                                   
                                   
                                                               
                                                               
   

litio ← berillio → boro

Aspetto
Aspetto dell'elemento
Aspetto dell'elemento
Linea spettrale
Linea spettrale dell'elemento
Linea spettrale dell'elemento
Generalità
Nome, simbolo, numero atomicoberillio, Be, 4
Seriemetalli alcalino terrosi
Gruppo, periodo, blocco2 (IIA), 2, s
Densità1848 kg/m³
Durezza5,5
Configurazione elettronica
Configurazione elettronica
Configurazione elettronica
Termine spettroscopico1S0
Proprietà atomiche
Peso atomico9,01218 u
Raggio atomico (calc.)112 pm
Raggio covalente90 pm
Raggio di van der Waalssconosciuto
Configurazione elettronica[He]2s2
e per livello energetico2, 2
Stati di ossidazione2 (anfotero)
Struttura cristallinaesagonale
Proprietà fisiche
Stato della materiasolido (diamagnetico)
Punto di fusione1 551,15 K (1 278,00 °C)
Punto di ebollizione3 243,15 K (2 970,00 °C)
Volume molare4,85×10−6 /mol
Entalpia di vaporizzazione292,4 kJ/mol
Calore di fusione12,2 kJ/mol
Tensione di vapore4180 Pa
Velocità del suono13000 m/s a 298,15 K
Altre proprietà
Numero CAS7440-41-7
Elettronegatività1,57 (Scala di Pauling)
Calore specifico1825 J/(kg·K)
Conducibilità elettrica31,3×106 /m·Ω
Conducibilità termica201 W/(m·K)
Energia di prima ionizzazione899,5 kJ/mol
Energia di seconda ionizzazione1 757,1 kJ/mol
Energia di terza ionizzazione14 848,7 kJ/mol
Energia di quarta ionizzazione21 006,6 kJ/mol
Isotopi più stabili
isoNATDDMDEDP
7Besintetico 53,12 giorniε0,8627Li
9Be100% È stabile con 5 neutroni
10Betracce 1,51×106 anniβ0,55610B
iso: isotopo
NA: abbondanza in natura
TD: tempo di dimezzamento
DM: modalità di decadimento
DE: energia di decadimento in MeV
DP: prodotto del decadimento

Il berillio è l'elemento chimico della tavola periodica degli elementi che ha numero atomico 4 e simbolo Be. Il berillio è il primo degli elementi del secondo gruppo del sistema periodico, facente parte del blocco s, ed è il capostipite dei metalli alcalino terrosi. È un elemento abbastanza raro[1] (~2 ppm sulla crosta terrestre[2]) e, analogamente agli altri del gruppo, è quasi esclusivamente bivalente, reattivo, anche se segnatamente meno degli altri,[3] e presente in natura solo in combinazione con altri elementi a formare minerali.[2] Tra questi, i principali sono il berillo, da cui prende il nome, che è un alluminosilicato comprendente le varianti acquamarina, smeraldo e berillo rosso, e il crisoberillo, che è un alluminato di formula BeAl2O4.[4]

Allo stato metallico è di colore grigio acciaio, è notevolmente duro, leggero e fragile, con un punto di fusione decisamente alto tra i metalli leggeri (1278 °C) ed è anche l'elemento più elettronegativo e meno reattivo nel gruppo.[5] Per questo si presta ad essere usato in leghe leggere (principalmente con Cu e Ni), specie in campo aeronautico e aerospaziale.[6][7]

La relazione diagonale con l'alluminio fa sì che questi due elementi abbiano alcune proprietà simili, anche se l'alluminio è un metallo leggermente più elettronegativo e molto meno pericoloso, che usiamo quotidianamente. Il berillio viene usato principalmente in alcuni ambiti molto specifici dove è difficilmente sostituibile, ad esempio viene impiegato come agente rafforzante in alcune leghe di rame molto particolari.

Il berillio è dannoso se inalato: gli effetti dipendono dai tempi e dalla quantità di esposizione. Se i livelli di berillio nell'aria sono sufficientemente alti (più di 1,0 mg/), può provocare una condizione che ricorda la polmonite, chiamata berilliosi acuta. Inoltre, risulta anche carcinogeno per l'uomo (A1-ACGIH).

Caratteristiche[modifica | modifica wikitesto]

Il berillio ha uno dei punti di fusione più alti tra i metalli leggeri. Il modulo elastico di questo metallo leggero è di circa ⅓ superiore a quello dell'acciaio (300 GPa contro i 210 GPa della lega ferrosa). Possiede una buona conducibilità termica (circa metà di quella dell'argento), è diamagnetico e resiste all'azione dell'acido nitrico concentrato. È altamente permeabile ai raggi X, e rilascia neutroni se viene colpito da particelle alfa, emesse per esempio dal radio o dal polonio (circa 30 neutroni per milione di particelle alfa). In condizioni standard il berillio non si ossida all'aria (anche se la sua capacità di scalfire il vetro è probabilmente dovuta alla formazione di un sottile strato di ossido).

Applicazioni[modifica | modifica wikitesto]

  • Il berillio è usato come legante nella produzione di rame-berillio (grazie alla sua capacità di assorbire grandi quantità di calore). Le leghe rame-berillio sono usate in un'ampia gamma di applicazioni per via della loro conducibilità elettrica e termica, alta resistenza e durezza, proprietà diamagnetiche, oltre che alla resistenza a corrosione e fatica. Queste applicazioni includono la produzione di: elettrodi per la saldatura a punto, molle, attrezzi che non producono scintille e contatti elettrici.
  • Grazie alla loro rigidità, leggerezza e stabilità dimensionale in un ampio raggio di temperature, le leghe rame-berillio sono usate nell'industria aerospaziale e militare come materiali strutturali leggeri per la fabbricazione di aerei supersonici, missili, veicoli spaziali e satelliti per telecomunicazioni.
  • Sottili fogli di berillio vengono usati negli strumenti diagnostici a raggi X per filtrare la luce visibile e permettere solo ai raggi X di venire rilevati.
  • Nel campo della litografia a raggi X, il berillio viene usato per la riproduzione di circuiti stampati microscopici.
  • Il berillio è inoltre utilizzato nella costruzione di giroscopi, parti di computer, molle per orologeria e strumenti dove leggerezza, rigidità e stabilità dimensionale sono richieste.
  • L'ossido di berillio è utile in molte applicazioni che richiedono un eccellente conduttore di calore, con alta forza e durezza, un alto punto di fusione, e che agisca come isolante elettrico.
  • Composti al berillio venivano usati nei tubi delle lampade a fluorescenza, ma questo uso fu abbandonato per via della berilliosi che colpiva gli operai addetti alla loro produzione.
  • Il berillio, in lega con il bronzo, viene utilizzato per produrre utensili antiscintilla.
  • In HI-FI, grazie alla sua leggerezza e rigidità, il berillio viene talora utilizzato per produrre piccole parti dei fonorivelatori come il cantilever, la minuscola asticina che sostiene il diamante della puntina con la quale vengono lette le informazioni musicali contenute in un disco fonografico in vinile.
  • Sempre in HI-FI il berillio viene talora utilizzato per la costruzione delle membrane dei tweeter, altoparlanti specializzati nella riproduzione delle alte frequenze.

Applicazioni nucleari[modifica | modifica wikitesto]

Il berillio ha la proprietà di essere un moltiplicatore neutronico, in quanto assorbe un neutrone e ne rilascia altri due. Questa proprietà fu usata ai primordi degli sviluppi dei reattori nucleari da Fermi e dagli altri ricercatori introducendo barre di berillio nel reattore per aumentare il flusso neutronico verso il combustibile, causando gravi incidenti chimici. Appena fu possibile, le barre e gli altri assorbenti di neutroni furono realizzate in altri materiali assorbenti di neutroni, meno pericolosi: tra essi il cadmio e l'argento. Si è riusciti infatti a garantire ugualmente l'autosostentamento della reazione di fissione.

Il maggior problema per l'uso del berillio nei reattori a fusione è dovuto al suo rigonfiamento (swelling) sotto irraggiamento neutronico anche a temperature relativamente modeste[8], che ne rende estremamente difficoltoso l'uso come struttura compatta, quindi l'utilizzo del berillio avviene generalmente come pebble bed, portando ad altri problemi legati alla valutazione del comportamento del letto in condizioni di alti flussi termici ed elevati sforzi sulle pareti del contenimento[9]. Il berillio risulta il migliore tra tutti i metalli moderatori, perché presenta la più bassa sezione di cattura di neutroni termici in confronto a qualsiasi altro metallo, e ha buone proprietà meccaniche, chimiche e di refrattarietà.[10]

Nel campo della fusione si sfruttano le proprietà di moltiplicazione neutronica nel blanket dei futuri reattori di potenza, sono stati effettuati diversi studi di modelli di blanket che utilizzano il berillio come moltiplicatore[11], uno di essi è uno dei blanket proposti per DEMO.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Il nome berillio deriva dal greco bēryllos (βήρυλλος), berillo, a sua volta di provenienza incerta[12]. Sino alla fine dell'Ottocento veniva chiamato glucinio (dal greco glykýs (γλυκύς), "dolce"), a causa del sapore dei suoi sali ed indicato con il simbolo Gl. Questo elemento fu scoperto da Louis Nicolas Vauquelin nel 1798 come ossido nel berillo e negli smeraldi. Friedrich Wöhler e Antoine Alexandre Bussy isolarono indipendentemente il metallo nel 1828 con la reazione di sostituzione del potassio nel cloruro di berillio.

Disponibilità[modifica | modifica wikitesto]

Il berillio si trova in 30 diversi minerali, i più importanti dei quali sono: bertrandite, berillo, crisoberillo e fenacite. Forme preziose di berillo sono l'acquamarina e lo smeraldo. Le più importanti fonti commerciali di berillio e dei suoi composti sono il berillo e la bertrandite. Attualmente, il grosso della produzione di questo elemento è ottenuta riducendo il fluoruro di berillio con il magnesio. Il berillio non fu disponibile in grosse quantità fino al 1957.

Isotopi[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Isotopi del berillio.

Il berillio è il primo dei 21 elementi monoisotopici: il suo solo isotopo stabile è il nuclide 9Be. In ambiente terrestre il berillio è anche mononuclidico, in quanto il berillio è presente essenzialmente soltanto come 9Be, a parte suoi altri isotopi presenti solo in tracce.

Isotopi radioattivi[modifica | modifica wikitesto]

I due principali e più longevi isotopi radioattivi del berillio, presenti in tracce appena significative perché cosmogenici, generati cioè dall'impatto di raggi cosmici con nuclei di azoto e ossigeno dell'atmosfera, sono 7Be e 10Be.[13][14]

Il nuclide 7Be (spin 3/2-), pur avendo solo tre neutroni, cioè neutroni in difetto rispetto ai protoni,[15] nonostante ciò è stabile come nucleo atomico isolato (7Be4+), senza elettroni intorno. Invece, in presenza di essi, diviene instabile e decade per cattura elettronica (il nucleo cattura un elettrone del guscio 1s) trasformandosi nel nuclide stabile 7Li (uno dei due isotopi naturali del litio), ed espellendo un neutrino elettronico.[16] In seguito a tale processo si ha emissione di raggi X per la conseguente riorganizzazione elettronica che ha luogo a causa del posto vuoto lasciato nell'orbitale dall'elettrone catturato e che può portare anche all'emissione di elettroni Auger.[16] L'emivita del 7Be è 53,22 giorni e l'energia rilasciata è Q = 0,862 MeV.[17][18]

Il nuclide 10Be (spin 0), con un neutrone in più rispetto all'isotopo stabile del berillio, va soggetto al decadimento β-, producendo il 10B,[19] cioè il primo dei due isotopi stabili del boro; l'energia di decadimento è di 0,556 MeV. Il 10Be è un isotopo con emivita lunga: 1,513 milioni di anni.[19]

Poiché ossidi e idrossidi di berillio (derivanti dal 10Be cosmogenico) sono solubili in mezzo acquoso solo con pH inferiore a 5,5 (e nella maggior parte dei casi l'acqua piovana ha pH inferiore a 5), essi entrano in soluzione con la pioggia e sono da questa trasportati sulla superficie terrestre. Man mano che la precipitazione diventa più alcalina, il berillio abbandona la soluzione e si deposita sul terreno. Il berillio cosmogenico si accumula quindi sulla superficie del suolo, dove il suo tempo di dimezzamento (~1,5 milioni di anni) non gli impedisce una lunga permanenza prima di trasformarsi in quantità significative in 10B. Il 10Be presente nei suoi composti è stato usato per esaminare l'erosione del suolo, la formazione del suolo dalla regolite e la formazione di terreno lateritico, così come per lo studio delle variazioni nell'attività solare e dell'età dei ghiacciai.

Altri isotopi a vita molto breve[modifica | modifica wikitesto]

Il nuclide 8Be (spin 0), nonostante sia un nuclide con Z e N entrambi pari, è estremamente instabile, con emivita di appena 8,2×10-17 secondi: il suo nucleo si spacca in due (fissione), dando due nuclei stabilissimi di elio-4 (particelle α); l'energia di decadimento è molto piccola: Q = 0,092 MeV.[20] Spesso questo modo di decadimento è classificato anche come decadimento alfa.[21]

Il nuclide 11Be decade β- per il 97% dei casi, dando il boro-11, l'altro isotopo stabile del boro (Q = 11,51 MeV); per il restante 3% decade (β- + α), dando 7Li (Qα = 2,84 MeV); T1/2 = 13,81 secondi.[22]

Il nuclide 6Be (spin 0) è anche più instabile: decade espellendo 2 protoni, con emivita di 1,37×10-21 secondi, dando elio-4.[23]

Il fatto che il 7Be e il 8Be siano instabili ha profonde conseguenze cosmologiche, perché significa che la fusione nucleare durante il big bang non può avere prodotto elementi più pesanti del berillio. Inoltre i livelli di energia nucleare del berillio-8 sono tali per cui il carbonio può essere prodotto all'interno delle stelle rendendo la vita possibile.

Precauzioni[modifica | modifica wikitesto]

Simboli di rischio chimico
tossicità acuta tossico a lungo termine
pericolo
frasi H 300 - 315 - 317 - 319 - 330 - 335 - 350i - 372
frasi R R 49-25-26-36/37/38-43-48/23
consigli P 201 - 260 - 280 - 284 - 301+310 - 305+351+338 [24]
frasi S S 53-45

Le sostanze chimiche
vanno manipolate con cautela
Avvertenze

Il berillio e i suoi sali sono sostanze tossiche e cancerogene (A1-ACGIH) riconosciute. La berilliosi cronica è una malattia polmonare granulomatosa causata dall'esposizione al berillio. La berilliosi acuta, in forma di pneumatosi chimica venne segnalata per la prima volta in Europa nel 1933 e negli Stati Uniti nel 1943. Casi di berilliosi cronica furono per primi descritti nel 1946 tra i lavoratori di fabbriche per la produzione di lampadine a fluorescenza nel Massachusetts. La berilliosi cronica ricorda la sarcoidosi in molti aspetti, e la distinzione tra le due è spesso difficile.

Anche se l'uso di composti al berillio nei tubi a fluorescenza è stato cessato nel 1949, il rischio di esposizione al berillio esiste nell'industria aerospaziale e nucleare, nella raffinazione del metallo di berillio, nella fusione di leghe contenenti berillio, nella produzione di apparecchi elettronici e nel trattamento di altri materiali che lo contengono.

I primi ricercatori assaggiavano il berillio e i suoi composti al fine di verificarne la presenza attraverso la caratteristica dolcezza. I moderni apparati diagnostici non necessitano più di queste procedure rischiose e non bisogna in alcun modo ingerire la sostanza. Il berillio e i suoi composti devono essere maneggiati con la massima cura e speciali precauzioni devono essere prese durante lo svolgimento di attività che possono produrre il rilascio di polvere di berillio (il tumore ai polmoni è un possibile risultato di una prolungata esposizione alla polvere di berillio).

Questa sostanza può essere maneggiata in sicurezza se si seguono certe procedure. Nessun tentativo di maneggiare il berillio deve essere fatto prima di aver familiarizzato con le corrette procedure.

Effetti sulla salute[modifica | modifica wikitesto]

Il berillio è dannoso se inalato, gli effetti dipendono dai tempi e dalla quantità di esposizione. Se i livelli di berillio nell'aria sono sufficientemente alti (più di 1000 μg/), si può andare incontro a una condizione che ricorda la polmonite ed è chiamata berilliosi acuta.

Alcune persone (1-15%) sviluppano una sensibilità al berillio. Questi individui possono sviluppare una reazione infiammatoria alle vie respiratorie. Questa condizione viene chiamata berilliosi cronica, e può manifestarsi molti anni dopo l'esposizione a livelli di berillio superiori alla norma (maggiori di 0,2 µg/m³). Questa malattia fa sentire deboli e stanchi, e può causare difficoltà nella respirazione. Può anche provocare anoressia, perdita di peso e portare, in casi avanzati, a problemi cardiaci. Alcune delle persone sensibili al berillio possono non manifestare sintomi. In generale la popolazione non rischia di contrarre la berilliosi acuta o cronica, in quanto i livelli di berillio normalmente nell'aria sono molto bassi (0,00003-0,0002 µg/m³).

Nessun caso di effetti dovuti all'ingestione di berillio è stato segnalato sugli esseri umani, poiché lo stomaco e l'intestino ne assorbono pochissimo. Ulcere sono state riscontrate in cani sottoposti a una dieta contenente berillio. Il contatto del berillio con delle lesioni sulla pelle può provocare eruzioni o ulcerazioni.

L'esposizione al berillio per lunghi periodi può incrementare i rischi di sviluppare il cancro ai polmoni.

L'agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (IARC) ha stabilito che il berillio è una sostanza cancerogena. L'agenzia americana EPA ha stimato che un'esposizione a vita a 0,04 µg/m³> di berillio può risultare in una possibilità su mille di sviluppare il cancro.

Non esistono studi degli effetti dell'esposizione al berillio sulla salute dei bambini. È probabile che questi siano simili a quelli riscontrati negli adulti ma non si sa se i bambini abbiano una sensibilità differente.

Non si sa inoltre se l'esposizione al berillio possa provocare difetti alla nascita o in altre fasi dello sviluppo. Gli studi condotti sugli animali non hanno portato a prove conclusive.

Il berillio può essere misurato nelle urine e nel sangue. Il livello riscontrato non è indicativo di quanto recente sia stata l'esposizione. I livelli di berillio possono essere misurati anche in campioni di pelle e polmoni.

Un altro esame sanguigno, esame di proliferazione dei linfociti da berillio, individua la sensibilità al berillio ed è un valore predittivo della berilliosi cronica.

I livelli tipici di berillio che le industrie possono rilasciare nell'aria sono nell'ordine di 0,01 µg/m³, in media su un periodo di 30 giorni.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ pubs.geoscienceworld.org, https://pubs.geoscienceworld.org/rimg/article/50/1/121-145/312260. URL consultato il 29 marzo 2024.
  2. ^ a b N. N. Greenwood e A. Earnshaw, Chemistry of the Elements, 2ª ed., Butterworth - Heinemann, 1997, pp. 108-109, ISBN 0-7506-3365-4.
  3. ^ F. Albert Cotton, Geoffrey Wilkinson, Carlos A. Murillo e Manfred Bochmann, Advanced Inorganic Chemistry, 6ª ed., Wiley Interscience, 1999, p. 111, ISBN 0-471-19957-5.
  4. ^ Nils Wiberg, Egon Wiberg e Arnold Frederik Holleman, Anorganische Chemie, 103. Auflage, De Gruyter, 2017, p. 1430, ISBN 978-3-11-026932-1.
  5. ^ N. N. Greenwood e A. Earnshaw, 5, in Chemistry of the Elements, 2ª ed., Butterworth-Heinemann, 1997, ISBN 0-7506-3365-4.
  6. ^ Joseph R. Davis, Beryllium, in Metals handbook, ASM International, 1998, pp. 690–691, ISBN 978-0-87170-654-6. URL consultato il 30 ottobre 2021 (archiviato dall'url originale il 27 luglio 2020).
  7. ^ Schwartz, Mel M., Encyclopedia of materials, parts, and finishes, CRC Press, 2002, p. 62, ISBN 978-1-56676-661-6. URL consultato il 30 ottobre 2021 (archiviato dall'url originale il 27 luglio 2020).
  8. ^ Claudio Nardi, Staus of knowledge about the Beryllium swelling by neutron irradiation, pubblicato da ENEA, RT/NUCL/91/24 (1991) ISSN/1120-5598
  9. ^ Vedi Nardi, Petrizzi, Piazza, art. cit
  10. ^ Baccaredda Boy, Tecnologie chimico-nucleari, vol. 1, Materiali per la costruzione dei reattori nucleari.
  11. ^ Vedi David Maisonnier et al., The European power plant conceptual study, su Fusion Engineering and Design (Elsevier Press), vol 75-79 (2005) pag 1173-1179 e Claudio Nardi, Luigi Petrizzi, Giovanni Piazza, A breeding blanket for ITER FEAT, su Fusion Engineering and Design, vol 69 (2003) pag 315-319
  12. ^ Pagina web Etimo.it, su etimo.it. URL consultato il 14 novembre 2019 (archiviato dall'url originale il 25 settembre 2017).
  13. ^ pubs.geoscienceworld.org, https://pubs.geoscienceworld.org/rimg/article/50/1/271-289/312268. URL consultato il 6 marzo 2023.
  14. ^ (EN) K. Horiuchi, E. L. Goldberg e K. Kobayashi, Climate-induced variations of cosmogenic beryllium-10 in the sediments of Lake Baikal of the last 150ky from AMS, SRXRF and NAA data, in Nuclear Instruments and Methods in Physics Research Section A: Accelerators, Spectrometers, Detectors and Associated Equipment, vol. 470, n. 1, 1º settembre 2001, pp. 396–404, DOI:10.1016/S0168-9002(01)01085-3. URL consultato il 6 marzo 2023.
  15. ^ Questo accade, eccetto che nel prozio (1H), solo nell'elio-3 (3He).
  16. ^ a b Radioactivity, su hyperphysics.phy-astr.gsu.edu. URL consultato il 6 marzo 2023.
  17. ^ Livechart - Table of Nuclides - Nuclear structure and decay data, su www-nds.iaea.org. URL consultato il 6 marzo 2023.
  18. ^ Questo valore, essendo inferiore a 1,022 MeV, proibisce l'altro possibile decadimento concorrente della cattura elettronica, cioè l'emissione di positrone (decadimento β+).
  19. ^ a b Isotope data for beryllium-10 in the Periodic Table, su periodictable.com. URL consultato il 6 marzo 2023.
  20. ^ Isotope data for beryllium-8 in the Periodic Table, su periodictable.com. URL consultato il 7 marzo 2023.
  21. ^ It's Elemental - The Element Beryllium, su education.jlab.org. URL consultato il 7 marzo 2023.
  22. ^ Isotope data for beryllium-11 in the Periodic Table, su periodictable.com. URL consultato il 7 marzo 2023.
  23. ^ Isotope data for beryllium-6 in the Periodic Table, su periodictable.com. URL consultato il 7 marzo 2023.
  24. ^ scheda del berillio su IFA-GESTIS, su gestis-en.itrust.de. URL consultato il 9 giugno 2021 (archiviato dall'url originale il 16 ottobre 2019).

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

Controllo di autoritàThesaurus BNCF 30890 · LCCN (ENsh85013403 · GND (DE4144824-8 · BNE (ESXX543120 (data) · BNF (FRcb12218693d (data) · J9U (ENHE987007284771305171 · NDL (ENJA00560614
  Portale Chimica: il portale della scienza della composizione, delle proprietà e delle trasformazioni della materia